Relitti Liguria
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ISCHIA

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ISCHIA

iroscafo a vapore costruito nel 1907 a Port Glasgow e varata con il nome di Navarino, fu acquistata nel 1936 dal famoso armatore napoletano Achille Lauro, che la ribattezzò Ischia.



La nave fu silurata davanti al Promontorio, mentre transitava tra La Spezia e Genova, il 28 Febbraio 1943, dal sommergibile britannico Torbay, in missione nel mediterraneo dove, prima di rientrare ad Algeri, scaricò i suoi 16 siluri su diversi bersagli, tra cui l'Ischia, colpendo e affondando diverse imbarcazioni.

Il fatto accadde all'ora di pranzo, esattamente alle 13,20, a soli 500 metri dalla costa di fronte a Punta Chiappa, e quasi tutti i superstiti giunsero a terra da soli, a nuoto, stremati dal freddo e impauriti.

Molti furono i testimoni che giunsero in soccorso ai naufraghi, la sciagura fu infatti annunciata da un primo siluro che, fallito il bersaglio si schiantò sulla costa rocciosa, facendo sobbalzare quanti abitavano nella zona che, nel tentativo di capire cosa era successo, scorsero la nave avvolta dal fumo poco al largo, di fronte alle loro abitazioni.


Dopo la Guerra, la Sorima, nota ditta di lavori subacquei, inviò il mitico Artiglio a lavorare sul relitto; forse per recuperare qualcosa di economicamente interessante del carico. Si racconta di 4 grandi boe posizionate attorno ad esso, con pesanti corpi morti, per poter tonneggiare con precisione. Venne usata la torretta per mettere le cariche che dovevano squarciare lo scafo del relitto per permetterne l'accesso all'interno, per i palombari era troppo fondo.



L'Ischia misurava 126,19 metri di lunghezza per 15,85 metri di larghezza e alzava 8,61 metri, con una stazza lorda di 5101 tonnellate, alimentata da tre caldaie,aveva una sola elica.

Riposa sul fianco di sinistra ad una profondità massima di 90 metri, con la prua orientata verso Genova, mentre la poppa è troncata all'altezza dei bighi di carico delle stive. Tutta la lunghezza della fiancata di dritta dello scafo porta i segni dei lavori di recupero: un lungo squarcio attraversa la nave, ma fortunatamente sono stati risparmiati i ponti e le altre strutture in coperta.


La battagliola di dritta si trova ad una profondità di 78 metri e, lasciando alle spalle i rottami della poppa, mantenendo il relitto alla nostra destra, si distingue la stiva che anticipa il castello centrale diviso in due strutture. La prima ospitava il fumaiolo ( individuato poco distante dal relitto) e le caratteristiche prese d'aria, dopo si trova un grande boccaporto che, probabilmente, porta alle macchine, poi il cassero con il ponte di comando dove si possono notare i sostegni delle scialuppe di salvataggio.

Dato che le strutture in legno non esistono più si può tranquillamente ispezionare il ponte superiore senza penetrazione.


Superate le due grandi aperture della stiva di prua, in mezzo alle quali si notano gli argani e il bigo spezzato adagiato sul fondo, si giunge al castello di prua. Probabilmente siamo nella parte più eccitante del relitto, nonostante la piccola delusione provocata dall'assenza delle pregiate ancore.

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